MA…, LA FATA ERA TURCHINA ?
L’uomo è morto, Dio non sta tanto bene, viva il burattino di legno !
Meglio la carne o il legno? Troviamo più verità nel non-senso della Vita o nella vita come non-Senso?
Pinocchio, il romanzo di Collodi è quello di una repressione organizzata: la vita selvatica del legno deve essere abbandonata per lasciare il posto alla carne addomesticata. Il compito è dato alla Donna, spirito trasformativo, l’alchimista, la fautrice di una metamorfosi a doppio senso.
Siamo riuniti in squadra di 4+1(e compasso) per indagare sul Mistero della Creazione dell’Anima di Legno.
Siamo ospiti nello studio milanese del maestro Luigi Gattinara, artista fotografo, appartenente alla dinastia dei fotografi “fiamminghi”,e ”caravaggeschi”coloro che dipingono con la Luce, coloro in grado di dare un anima (la Sua) a tutte le cose inanimate. Meticoloso e perfetto in ogni minimo dettaglio. Le sue opere parlano attraverso la Luce a quella parte di noi che, per sentirla necessita di Silenzio.
Lino Monopoli scultore che predilige il legno, crea da anni dei Pinocchio con quello che trova, con dei legni e materiali di recupero, parti di Qualcosa destinati a diventare parte di Qualcos’altro o di Qualcun’altro al insegna di un’arte sostenibile e genuina che non ha bisogno di nessuna critica per raccontarsi.
Simone Pulejo è con noi per testimoniare con l’occhio della sua cinepresa tutto il retroscena di un giorno di lavoro d’arte, ci segue come una spia segreta e autorizzata da Tutti.
Io interpreterò la fatina di Pinocchio, quella Fata che …chi sa sa è turchina… e confido che ho una leggera ansia da prestazione. Perchè ogni esperienza nuova altro non è che un esame della vita, un nuovo ruolo sul palcoscenico.
Con noi c’è un Pinocchio
appena partorito e nello still life diretto dal Maestro Gattinara sarà il mio interlocutore. Un still life come solo la sua fotografia perfetta può raccontare.
Vediamo le texture tutte diverse e tutte reali, talmente perfette da sembrare surreali. Vediamo le luci e le ombre ma non il contenuto. Esso si tesse all’ interno, nelle viscere, un contenuto dell’anima che solo pochi vedono.
Pinocchio e la Fata Turchina vanno in scena e il contenuto della scena è fatto da desideri inconfessati, pensieri incontrollati, strategie di manipolazione di fili invisibili. Qualche verità più o meno reale, più o meno morale, più o meno nascosta. Questo è il Pinocchio ‘’allevato’’ dalla fatina estremista nel farlo vivere quanto nel farlo morire #QuandoeComeVuoleLei: sbattuto tra i due Nulla, tra l’essere fatto di carne o di legno, materie disintegrabili, atomi della Grande Materia Madre Morente sotto la fiamma del tempo impercettibile del deteriorarsi di tutto ciò che è ripetitivo, legno marcio e carne marcia , materie identiche a se stesse…
La Fata vive nel Suo Mondo,
ci racconta questo il primo scatto, un mondo senza eroi, senza preghiere e senza morale, dove lei è Tutto e Niente, giocatrice d’azzardo con la vita di un Pinocchio , prodotto perfetto della sua Prepotenza.
Un mondo dove ‘’dare la vita’’ è pensato al di là di ogni consolazione , di ogni considerazione, di ogni promessa di redenzione e di riscatto. Un preludio lirico e ludico ad un seguito che apre molti equivoci.
Pinocchio è il popolo di legno al quale una fata non tanto buona diede vita.
La Fata Turchina non è poi né così buona e né così turchina come c’è l’hanno raccontata … perchè lei è la fata dei pinocchi destinati all’abbandono e all’insensatezza della Vita, che può anche valere nulla in confronto alla Morte, ma sempre una Vita è. Eppure in questo mondo privo di regole prende improvvisamente corpo il Corpo stesso. Il corpo diventa parola. La parola è ceduta al figlio di Nessuno, leader del Popolo di Legno.
Le prediche di legno delle anime di legno che abitano in corpi di legno sono disincantate e destinate ai creduloni di illusioni. Pinocchi, pini con occhi, corpi infimi pieni di ego, pieni di “io’’ e privi di Se Stessi… dove andate?
Figlio del falegname come Gesù, nato dalla Passione del Divenire, lo stesso Pinocchio ci racconta una favola lunga quanto la Storia seguendo un rituale assai superstizioso. Una bugia, quella della Religione che galleggia tra Sogno e Realtà. L’Io bambino crede al bambino di carne che risorge dal burattino ribelle di legno così come l’uomo maturo crede che Gesù risorse per danzare eternamente nell’ abisso per loro.
Fautrice di tutto ciò LA DONNA,
incarnazione di spirito multiplicatore, manipolatrice di un burattino, colei in grado di trasformare gli uomini in burattini e i burattini in uomini con leggerezza e senza scrupoli o drammaticità.
Animato dal soffio di una fata prepotente dove Tutto è la Sua Opera, Pinocchio si ritrova perso nel giardino dove ha rubato 3 melograni per interpretare Se Stesso in un mondo pieno di pericoli e nessuna stella guida. La Fata Turchina è in realtà una stronza (colta ma stronza) e nessun suo insegnamento non è mediante il desiderio di Pinocchio. Nessuna testimonianza incarnata se non nella realtà di uno scatto magistrale che racconta un sogno.
Pinocchio è figlio di Nessun Re, non li spetta nessuna trasmissione al trono. Nel trono c’è Lei, il Potere è suo. Nato dal legno, diventato carne e nel legno morirà. La doppia verità è nel legno e nella carne. Pinocchio è l’Orfano Assoluto che si butta inconsapevole nella Libertà.
Questo è il perverso gioco della Fatina, distaccata creatrice dell’ Anima Populis, manipolatrice dell’ inconscio collettivo, la supremazia indotta a tutte le anime di legno. Lei capovolge provocatoriamente lo schema umanistico. Pinocchio non acquista la sua libertà liberandosi dal legno per divenire carne, ma la perde perché perde la forza ostinata del legno.
Egli denuncia come l’Assoluto Male coloro che vogliono fare il nostro Bene quando non siamo ancora pronti.
Che significato dare alla nostra esistenza se l’esistenza stessa è in origine priva di un senso, ma con un doppio senso? …iniziamo così a raccontare il viaggio di Pinocchio nel paese del Popolo di Legno.
Non c’è nessuna opera umana che possa davvero dirsi compiuta. Pinocchio è un invito alla riflessione, al decidere se vogliamo essere legno o carne. E’ così che facciamo le cose, con quel residuo di imperfezione che è come un simbolo cementato nel Tempio, il sigillo della vita che continua …
Fotografia : Luigi Gattinara
Scenografia : Spazio Gattinara , Milano
Pinocchio di Lino Monopoli , Pinocchio è l’arte , Milano
Riprese backstage : Simone Pulejo per VoloVisione , Como
Pre-produzione : Sephirot Productions , Milano
Produzione : Sephirot Productions , Milano
brand : ”Amira di Transilvania” Couture
Make-up : Mac
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